Carla Roncaglia
Ringrazio di cuore il maestro Franco Bonsignori per il regalo che ha voluto fare a questa edizione 2011 del “Settembre pedagogico”, manifestazione dedicata ai bambini e alla scuola, con la sua mostra-racconto su Pinocchio, personaggio eterno della letteratura dell’infanzia e non solo, ma anche metafora stupefacente e istruttiva della vita e del nostro modo di misurarci con essa.
Il maestro ripropone la storia del famoso burattino con rappresentazioni di grande modernità, composte come sono da elementi e simboli di un mondo supertecnologico e tutto meccanico, e, allo stesso tempo, di grande incanto e delizia, dove la cornice “uovo”, che le racchiude e l’armonia del colore realizzano un effetto magico, quell’effetto proprio della fiaba, che prende per mano bambini e adulti e li conduce lungo un viaggio meraviglioso.
Mi auguro perciò che tanti (bambini, insegnanti, genitori, nonni…) vengano a visitare e godere questa esposizione: scopriranno un artista mite e straordinario e avranno l’occasione di rinnovare il proprio rapporto col mondo della fantasia e delle emozioni più semplici e più profonde del loro cuore.
Carla Roncaglia
Assessore allo Sviluppo della Persona
del Comune di Livorno
Aldo Albani
Tutti i bambini amano le favole
Un tempo non molto lontano, davanti al camino acceso, erano i nonni che le raccontavano ai nipotini e i piccoli ascoltavano in silenzio, a bocca aperta, incantati da quelle storielle meravigliose.
Ma nei nostri giorni, le favole non si raccontano più. Abbiamo la televisione, internet, facebook e tutte quelle altre diavolerie elettroniche che annientano la fantasia.
Eppure per nostra fortuna, anche se pur raramente, si ritorna all’antico.
È il caso di Franco Bonsignori, valente e apprezzato Maestro dell’Arte contemporanea, che dipingendo con il cuore, è riuscito a riscrivere la favola di Pinocchio, che incanterà ancora i bimbi.
Incontrare Franco nella nostra Livorno è stato molto gratificante, perché questo grandissimo amico ci ha regalato un sogno, facendo rinascere il burattino nel terzo millennio.
Dal suo genio è uscita una strana creatura, di metallo e non di legno, e anche gli altri personaggi della favola sono stati completamente reinterpretati, fra ingranaggi e congegni meccanici, misteriosamente e stranamente antropomorfi perché umanizzati in una sorta di romantica poesia.
A questo punto, preferiamo che il lettore osservi i dipinti e legga le parole che il Maestro ha scritto e forse spunterà una lacrima, una lacrima di gioia e non di dolore.
Aldo Albani
Roma, Maggio 2011
Mario Michelucci
Franco Bonsignori torna a misurarsi con un capolavoro della letteratura popolare, il “Pinocchio” di Collodi che da più di un secolo continua ad affascinare e far sognare i bambini di tutto il mondo.
Nelle varie scene che compongono il racconto, Bonsignori ripropone la scomposizione d’immagine di derivazione futurista che caratterizza la sua pittura. La cellula generatrice dello spazio pittorico questa volta è costituita da un clipeo, ovvero un ideale scudo di forma ovale o più precisamente a mandorla; un modello di derivazione classica che persiste e riaffiora più volte nella storia dell’arte.
Gli automi metafisici, costruiti con bielle, cilindri, ammortizzatori e pezzi di vecchie auto o moto, che ormai da anni caratterizzano l’universo artistico di Bonsignori, sono di nuovo qui, ineffabili personaggi di un fiabesco microcosmo che ruota intorno alle vicende del burattino/bambino, un burattino che, contrariamente a quanto accade nel romanzo, non nasce da un pezzo di legno ma da un bizzarro assemblaggio di scarti industriali, omaggio virtuale alla poetica dell’ object trouvé chiamata in causa senza l’effettivo impiego di oggetti ma attraverso la loro riproduzione sulla tela con rigore fotografico.
Nell’episodio in cui Pinocchio viene inghiottito dal pescecane, l’artista compie una felice incursione nell’universo Pop, trasfigurando l’immagine dell’animale in quella di una popolare autovettura, famosa negli anni sessanta. Altri episodi, come quello del Gatto e la Volpe, offrono invece all’artista l’occasione per attuare una sorta di flash back nella propria storia personale, attingendo immagini dal vasto repertorio iconografico della sua produzione meno recente, caratterizzata da simbolismi legati al mondo animale.
Anche in queste opere dedicate a “Pinocchio” la sintesi pittorica è sostenuta da un disegno solido e rigoroso, autentico distillato di una secolare tradizione tutta toscana. Un disegno che costituisce uno dei punti di forza del procedimento artistico di Bonsignori, dalla fase progettuale dell’opera fino al quadro finito.
Mario Michelucci