La Storia Illustrata

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Geppetto comincia con l'incudine a costruire un burattino, anch'esso un piccolo robot meccanico e gli infonde la vita, come fosse un essere umano, come un padre col proprio figlio.

 

 

Completando l'assemblaggio con un martello e tanta fantasia il piccolo burattino-robot è pronto per entrare a far parte del consorzio umano.

Uno sfondo idilliaco di libellule, grilli e farfalle lo circonda e rende irreale, magnifico e pieno di speranze il viaggio del piccolo.

Dopo che ha combinato alcuni guai, un Grillo Parlante cerca di portarlo sulla buona strada, dandogli consigli di buon comportamento.

Ma Pinocchio, che consigli proprio non ne vuole, per tutta risposta lo colpisce con un martello.

 

 

 

 

Entrare a far parte del consorzio umano significa sì godere della felicità e del creato di nostro Signore, ma significa anche condividere dolori, amarezze ed estenuanti salite per raggiungere vette agognate.

Il primo brutto incontro il nostro esserino lo fa con un losco figuro di nome Mangiafuoco.

 

 

 

Nella storia di Collodi questo burattinaio appende a un chiodo il povero Pinocchio per poi potersene, all'occorrenza, servire per ardere il fuoco. Nella nostra storia, poichè Pinocchio è un essere completamante meccanico e non può bruciare, sicuramente può servire per fornirgli pezzi di ricambio. Il nostro burattino se la vede molto brutta, ma in fondo al cuore Mangiafuoco non è così cattivo come può sembrare. Si lascia intenerire dalle moine di Pinocchio e gli regala persino cinque monete d'oro da portare al babbo Geppetto che vive in grande povertà.

Ecco che Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe, due Superfurbi "che si possono incontrare ogni giorno a ogni angolo di strada, che con mille bei discorsi riecono a farti credere che puoi avere la luna nel pozzo e tutta per te".

Le cose sembrerebbero mettersi subito meglio per li nostro amico, ma lui ha anche una dote molto spiccata per mettersi nei guai, forse per la sua ingenuità o forse per il suo desiderio di volere tutto e subito senza dover sopportare nessuna fatica.

E' in momenti come questi che qualcuno dovrebbe insegnarci a essere  scaltri, ad aprire gli occhi e a non cerdere a tutto ciò che ci dicono.

Pinocchio, che, come abbiamo detto,vorrebbe tutto senza dare niente in cambio, crede immediatamente ai due che gli dicono che se avesse seminato le cinque monete sotto una quercia queste si sarebbero moltiplicate: quale metodo migliore per guadagnare tanto e in breve tempo? Pinocchio fà come gli consigliano il Gatto e la Volpe. Ovviamente i due furboni gli rubano tutte le monete e cercano perfino di impiccarlo a quella quercia!

 

 

 

 

 

 

 

Nel dipinto la quercia è solo immaginaria e non si vede.

Sarà la Fatina dai capelli turchini a salvare Pinocchio da morte certa per poi condurlo sulla buona strada.

 

 

 

 

 

La Fata nella nostra realtà potrebbe benissimo essere un Angelo, inviato dal cielo per la salvezza della nostra anima. Pinocchio è grato alla Fatina, ma vorrebbe anche giustizia per aver subito una rapina e tentativo di omicidio.

Così va il tribunale.

 

 

 

"La giustizia è uguale per tutti" c'è scritto su una parete del Tribunale, certo!

Ma è uguale per tutti i furbi! I poveri ingunui e gli siocchi ricevono una lezione anche dalla giustizia. Infatti il nostro eroe si trova i galera, condannato ad alcuni mesi di carcere per aver creduto alle fandonie del Gatto e della Volpe, così in futuro, ci penserà due volte prima di essere tanto ingenuo.

 

 

 

 

 

Dopo la liberazione, Pinocchio s'incammina sicuro di voler tornare a casa dalla Fata e raggiuntala comincia a raccontarle un sacco di bugie e non si accorge che il naso gli si allunga, bugie dopo bugie e così grandi, enormi che gli cresce un naso spropositato, talmente lungo che vi si posano sopra gli uccellini.

 

 

 

 

 

 

Quando poi decide di tornare a casa dal babbo, cammin facendo incontra un grosso serpente che gli mette un sacco di paura, sbarrandogli il passaggio.

 

 

 

 

 

Ancora la metafora del male, di satana, delle mille tentazioni infernali che troviamo continuamente sulla nostra strada. Pinocchio riesce a fuggire correndo via come il vento, ma per sua sfortuna cade nella trappola posta da un contadino per catturare le faine che lo derubano continuamente delle sue galline.

Il contadino pensa subito che per lui sia una fortuna aver catturato questo burattino. Lo metterà alla catena, a fare la guardia, al posto del defunto cane Melampo. Pinocchio dovrà abbaiare forte, come un cane quando nella notte sentirà avvicinarsi le faine.

"Anche questa!", pensa il poveretto, "Ridotto a fare il lavoro di un cane!" Ma d'altra parte non resta che obbedire. Ora bisogna sapere che le faine avevano fatto un accordo con il cane Melampo, che lasciava che rubassero qualche gallina in cambio di un osso di Bistecca. Ecco perché le faine la scampavano sempre e le galline diminuivano nel pollaio. Le faine arrivano nottetempo e fuori dal pollaio cominciano a chiamare Melampo. Melampo ovviamente non risponde; c’è Pinocchio al suo posto. Le faine lo interrogano: “Chi sei tu? Dov’è Melampo?”. “Melampo è morto!” risponde Pinocchio, “Ora la guardia la faccio io”. “Perfetto! Possiamo ben fare un accordo anche con te, per noi non c’è differenza”.

“Nemmeno per sogno! Io non vi conosco e non so chi siete!” e comincia ad abbaiare forte, svegliando il contadino e facendo fuggire le faine. Il contadino, riconoscente, lo libera dalla catena e gli ridà la libertà. Pensate che il nostro eroe abbia imparato qualcosa da queste disavventure? Certo che no.

Il nostro Pinocchio dimentica presto le promesse fatte alla Fatina e invece di frequentare la scuola e imparare, si abbandona ai divertimenti e ai giochi insieme ad altri bambini maldestri come lui. Tanto che un bel giorno, mentre i bimbi sono alla spiaggia, uno di loro viene ferito. Tutti scappano perché arrivano i carabinieri, mentre Pinocchio, l’unico a essere rimasto sul posto a soccorrere il bambino ferito, viene portato via in malo modo proprio dai gendarmi.

Di nuovo l’incontro con la giustizia che per il nostro burattino, e purtroppo non solo per lui, talvolta significa ingiustizia e soprattutto guai.

Però con una scusa riesce a fuggire e i tutori dell’ordine, intuendo che non potranno mai raggiungerlo, gli attizzano contro il feroce cane mastino Alidoro.(*)

 

* si era guadagnato quel nome per la sua velocità

 

 

 

Pinocchio, raggiunta la riva del mare, si tuffa velocemente e dietro di lui anche Alidoro, che però non sa nuotare e supplica Pinocchio di salvarlo. E così agisce il burattino, ovviamente dopo aver ottenuto la garanzia di non essere più inseguito. Sulla spiaggia, Pinocchio incontra un nuovo un bambino di nome Lucignolo che diventa subito suo amico. Lucignolo è in attesa di un carrozzone che deve portarlo in un luogo meraviglioso, dove non si lavora, non si fatica, e dove ci si diverte sempre. Quale miglior invito per il nostro amico? Pensa e ripensa, alla fine è convinto e decide di partire anche lui con il nuovo compagno di avventura.

 

 

 

 

 

Nel quadro, il moderno Paese dei Balocchi è rappresentato come un grande e luminoso Luna Park. Pinocchio e Lucignolo trascorrono in quel luogo, spensierati mesi di svago e di divertimenti a non finire,...

...ma un certo giorno, con orrore, il nostro burattino si accorge che gli stanno spuntando orecchie d’asino. “Mi sto trasformando in un ciuco!”, pensa disperato Pinocchio e comincia a ragliare come un autentico asinello, mentre il suo compare di baldorie si è già trasformato completamente in un asino. I due asinelli sono venduti al Direttore di una compagnia di pagliacci, che insegna loro a saltare dentro i cerchi per far divertire il pubblico.

Tutte le sere Pinocchio deve affrontare quest’ennesima prova e umiliazione, fino a che una sera si azzoppa e non può più saltare. Diventato inutile per questa mansione, è venduto a un costruttore di tamburi che vuole utilizzare la sua pelle per fare un bello strumento musicale. Infatti, lo porta in riva al mare, gli lega una pietra intorno al collo per poi gettarlo in acqua. Il mare penserà a ucciderlo e anche ad ammorbidire la pelle. Pinocchio pensa sia la fine, ma non vuole arrendersi e una volta  in mare si divincola disperatamente per liberarsi dalla corda e della pietra che lo porta verso il fondo nero.

Torna burattino metallico e liberatosi fa fatica per mantenersi a galla: è la metafora della vita, in cui, c’è sempre una fatica da affrontare giorno dopo giorno, se non si vuole annegare. Pinocchio nuota e nuota sempre più al largo e pensa al babbo Geppetto e si dice che avrebbe tanta voglia di vederlo, di chiedergli perdono per il dolore e le preoccupazioni che gli ha dato con il suo cattivo comportamento.

Ma ecco all’improvviso si staglia innanzi a lui una grossa balena, che nel dipinto è rappresentata da un’automobile, un maggiolino anni sessanta, che lo inghiotte in un boccone. Nel ventre della balena-maggiolino Pinocchio incontra il babbo Geppetto, anch’egli inghiottito tempo prima dal grosso pesce e che ormai vive là.

Si abbracciano, si baciano. “Non ti lascerò mai più, babbo mio!” promette Pinocchio, felice e commosso di gioia. Geppetto è ormai rassegnato a vivere dentro il ventre della balena-maggiolino ma Pinocchio non ha nessuna intenzione di restare in quel brutto posto.

Il nostro eroe burattino, con geniale stratagemma, riesce a far starnutire la grossa bestia-maggiolino, che in questo modo grazia i due mal capitati, riversandoli in mare aperto.

Sarebbero scomparsi entrambi nel tentativo di riguadagnare la riva, se un tonno non avesse avuto compassione per loro, offrendo il suo aiuto e trasportandoli verso la salvezza.

Giunti sulla spiaggia s’incamminano per trovare soccorso e dopo aver percorso molta strada, stremati dalla stanchezza, raggiungono una casetta per chiedere riparo e un tozzo di pane.

In casa il padrone non c’è, c’è invece il Grillo Parlante, vecchia conoscenza di Pinocchio, che, nonostante lo detestasse, ora è molto contento di vederlo.

“Mio caro Grillino”, lo chiama.” “Ah si, ora mi chiami caro Grillino!” risponde ironico l’insetto intelligente. “Non ti ricordi più del giorno in cui mi hai tirato un martello perché non volevi ascoltare i miei consigli?”. “Hai perfettamente ragione a trattarmi così, non merito niente da te, ma aiuta il babbo, ti prego! È sfinito.” “E sta bene. Lo aiuto, e aiuto anche te. Ma ho voluto ricordarti quel tuo brutto gesto, per insegnarti che in questo mondo dovremmo essere sempre gentili e rispettosi verso gli altri, se vogliamo che anche gli altri ci ricambino con modi altrettanto cortesi, quando ne abbiamo bisogno.”

E il Grillo Parlante gli indica la casa di un contadino, dove possono trovare vitto e alloggio.

Il contadino accetta, ma Pinocchio deve tirare su l’acqua dal pozzo con il bindolo (*) perché il ciuchino che faceva questo lavoro è ormai moribondo. E che brutta sorpresa per il nostro burattino, riconoscere nel ciuchino morente l’amico Lucignolo… guardarlo negli occhi un’ultima volta e vederlo morire. E poi piangere.

Ma il dolore per questa morte non è l’ultimo per Pinocchio.

C’è l’incontro con la Lumachina, che faceva da cameriera alla Fatina. Pinocchio non la riconosce subito. “Davvero non mi riconosci? Lavoravo dalla Fatina, a casa sua.” “Oh, si! È vero! Ora mi ricordo tutto! E la fatina come sta?

Dov’è adesso? Vorrei tanto rivederla.”

“Non puoi più vederla perché è morta a causa del dolore che tu le hai dato, caro Pinocchio.”

Pinocchio scoppia a piangere disperato, tutto avrebbe potuto sopportare ma il pensiero di non vedere più la sua amata Fatina no, mai… E a voce alta dice alla Lumachina che è stato tanto cattivo e disubbidiente e ingenuo, ma che si pente tanto delle sue cattiverie. E' sincero.

 

* il bindolo è una macchina per sollevare l'acqua

 

 

 

 

Il suo Angelo lo sente, perché più della bocca è il cuore che parla, anche Dio lo sente e gli concede che un grande desiderio si avveri: una vita vera, di Rinascita. Un desiderio che Pinocchio non aveva mai osato formulare, perché troppo grande per lui. E così il nostro burattino si trasforma in un bambino in carne e ossa, consapevole e pronto ad affrontare la vita, rinnovato nel corpo e nell’anima.

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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